Ogni casa racconta chi la abita: Nidi.

Non si muove un rametto nei nidi vuoti ritratti in anni di servizi per matrimoni da Gabriele Capelli. Che spesso, entrando nelle case che salutavano i futuri mariti o le future mogli, si è preso la libertà di girare l’obiettivo verso gli angoli “dimenticati” delle abitazioni, lontano dall’abito bianco indossato dalla sposa con l’aiuto delle testimoni, o dal padre di lui intento a stringere il nodo della cravatta al figlio. Sono foto estetiche, silenziose ma vibranti, dove nulla è in azione eccetto l’attesa del giorno più bello, rintracciabile tra un palloncino appeso ad un chiodo, una cornice spolverata per l’occasione, i flaconi sbattuti sul frigo per fare spazio.

Ne è nato un percorso che ha il nome emblematico di “Nidi”, perché ogni figlio che si sposa abbandona il suo habitat primordiale (fisico ma pure d’affetti) per andare incontro al mistero grande che la vita gli pone davanti. E per farlo servono ali forti, che in questi nidi si sono temprate, di amore e rapporti, gesti quotidiani e grandi esperienze. Ogni casa racconta chi la abita, e le tracce compaiono tra uno scatto e l’altro: in cucina il canovaccio dorme appeso al forno che per oggi non ha nulla da offrire, l’angelo di Thun invece fischia sempre spensierato, là sulla credenza di fianco al bouquet, mentre le Gocciole si nascondono dietro al forno microonde chiuse da una molletta, a testimonianza di un’ultima colazione consumata con la testa altrove.

«Questo di sette è il più gradito giorno, /  pien di speme e di gioia: / diman tristezza e noia / recheran l’ore, ed al travaglio usato / ciascuno in suo pensier farà ritorno».

Le parole del Sabato del Villaggio di Giacomo Leopardi descrivono, a loro modo, questi “Nidi”: tutto si è fermato in quei salotti, le chiacchiere si sono allontanate dai divani e dalle poltrone, che godono l’attesa del dì di festa ma sentono già addosso i segni di un’assenza, un vuoto che si aprirà tra la routine quotidiana del giorno dopo – e in effetti, tra gli scatti non compare mai un segno di lui o di lei che si stanno per sposare, ormai prossimi a prendere il volo. Eppure quel giorno è di vera festa, quella gioia sincera, quella prospettiva concreta, come lo era stata pure per i genitori degli sposi, che in quei “Nidi” compaiono, senza vedersi, tra brandelli di vita congelata e cucine in pieno caos. Un mistero che ha preso forma, nascosto tra le Gocciole a colazione e gli angeli di Thun sulla credenza.

Nidi: Ogni casa racconta chi la abita

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